Premesso che:
negli ultimi 20 anni è aumentato in modo significativo il numero dei visitatori nei parchi archeologici di Pompei ed Ercolano, con conseguente incremento degli incassi. Nel 2019 si è registrata la presenza nel parco archeologico di Pompei di circa 4 milioni di visitatori, e in quello di Ercolano di oltre 558.000 visitatori;
nonostante l'incremento degli incassi, al fine di assicurare un adeguato ufficio guide e un ufficio informazioni, e garantire una serie di servizi essenziali, quali quello di igienizzazione, biglietteria, controllo degli accessi, vigilanza, da diversi anni il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo e le Soprintendenze competenti ricorrono a procedure di appalto per avvalersi del personale dipendente delle società aggiudicatarie;
come riportato da vari giornali on line ("Agro Today" del 2 settembre 2020, "Il manifesto" del 25 luglio, "Identità Insorgenti - La voce del mondo" del 3 febbraio), tali lavoratori prestano la propria attività lavorativa a condizioni inaccettabili;
in particolare, le retribuzioni sono inadeguate, tenuto conto della quantità e della qualità del lavoro svolto, nonché delle qualifiche e competenze acquisite; la definizione dei turni di lavoro è arbitraria e sono previsti turni obbligatori nei giorni delle festività nazionali; sono riconosciute maggiorazioni retributive irrisorie a fronte del lavoro domenicale; non sono previsti corsi di formazione né i lavoratori sono messi a conoscenza dei piani industriali aziendali;
inoltre, a causa dell'inadeguatezza di molte postazioni di lavoro, i lavoratori sono esposti a rischi per la propria sicurezza e salute e non dispongono di adeguati abiti da lavoro né di dispositivi di protezione individuale;
a ciò si aggiunge che l'attività lavorativa è prestata sulla base di contratti part-time e a tempo determinato, che vengono ciclicamente rinnovati, e che il settore del turismo è stato fortemente colpito dall'emergenza epidemiologica in atto, sicché anche i lavoratori versano in situazioni di difficoltà economica deteriori rispetto a quelle ordinarie;
considerato che:
il turismo è un settore fondamentale per l'economia del nostro Paese, che vale circa il 13 per cento del PIL, e ha un ruolo essenziale ai fini del superamento della crisi economica derivante dall'emergenza epidemiologica da COVID-19;
il parco archeologico di Pompei contribuisce in modo significativo agli introiti del settore del turismo, tenuto conto che i visitatori sono cresciuti enormemente dal 2014 al 2019, con un incremento di oltre il 47 per cento degli ingressi, passati da oltre 2,6 milioni a quasi 4 milioni di persone, e di circa il 95 per cento degli introiti, passati da oltre 21 milioni a oltre 41 milioni di euro;
sebbene a causa dell'emergenza epidemiologica, in tutto il 2020 (fino al mese di settembre) il sito abbia accolto poco più di 450.000 persone, pari al numero di visitatori che l'anno scorso entravano in un solo mese di alta stagione, il parco archeologico di Pompei resta uno dei luoghi della cultura che hanno ripreso meglio dopo il lockdown, con circa 130.000 visitatori nel mese di agosto;
il rilancio dell'economia, anche nel settore turistico, non può prescindere dalla garanzia di condizioni di lavoro eque e conformi alla Costituzione,
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti o di ulteriori informazioni al riguardo e, se, nei limiti delle rispettive competenze, intendano assumere iniziative volte a garantire che siano rispettati i diritti dei lavoratori, come previsto dalla Costituzione.
secondo quanto risulta dalle disposizioni vigenti in materia di lavoro agile riferito ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni sottoposti al periodo di quarantena in relazione al virus COVID-19, la durata è sempre equiparata alla durata di ricovero ospedaliero e pertanto la retribuzione è considerata piena, senza limiti di spesa, a differenza invece di quanto avviene per i dipendenti del settore privato, nei confronti dei quali con effetto retroattivo dal 1° gennaio 2021 non è più riconosciuta l'indennità di malattia, a causa dell'esaurimento delle risorse sul trattamento economico previsto per il periodo di quarantena;
gli effetti negativi e penalizzanti nei riguardi dei lavoratori dipendenti del settore privato rischiano di determinare una perdita fino a circa 500 euro netti per ciascuna quarantena, fatta salva la buona volontà da parte delle imprese di venire incontro al disagio dei lavoratori, riconoscendo loro volontariamente delle somme, peraltro soggette a contributi e IRPEF;
allo stato attuale infatti, nei riguardi dell'imprenditore non è prevista alcuna responsabilità economica relativa al periodo di quarantena di 10 giorni prevista per i dipendenti privati, in quanto si configura il principio dell'impossibilità sopravvenuta nel ricevere la prestazione da parte del lavoratore indipendentemente dalla sua volontà;
il legislatore ha disposto un primo limite di spesa per l'anno 2020, pari a 631,1 milioni di euro, per la generalità dei lavoratori, compresi i "fragili"; la legge n. 178 del 2020 (legge di bilancio per il 2021), all'articolo 1, comma 482, ha successivamente stabilito un ulteriore stanziamento pari a 282,1 milioni di euro, per l'anno in corso, limitatamente alla tutela dei lavoratori "fragili", non prevedendo finanziamenti per le tutele applicabili alla generalità dei lavoratori;
a tal fine, l'INPS con nota del 6 agosto ha confermato che, non essendo stati previsti ulteriori stanziamenti per il 2021, volti a tutelare i lavoratori in quarantena ai sensi dell'articolo 26, comma 1, del decreto-legge n. 18 del 2020 (decreto cura Italia), non potrà riconoscere le tutele previdenziali, riferite all'anno 2021, mentre per i lavoratori "fragili" (ai sensi di quanto disposto dall'articolo 26, comma 2, del medesimo decreto-legge) lo stesso Istituto procederà al riconoscimento del trattamento solo fino al 30 giugno 2021 nei limiti di spesa;
gli interroganti evidenziano come attualmente tutti i lavoratori del settore privato, siano essi "fragili" o meno, se sono costretti a rimanere a casa senza poter lavorare in "smart working", rimangono privi sia di retribuzione, che dell'indennità di malattia;
oltre alle difficoltà di natura finanziaria, gli interroganti rilevano altresì che l'INPS, su indicazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali (secondo quanto risulta da un articolo pubblicato dal quotidiano "il Sole-24 ore" lo scorso 28 agosto), sosterrebbe che la tutela speciale della malattia è riconosciuta secondo "l'ordinaria gestione" nonostante gli stanziamenti straordinari, lasciando intendere che si applicherebbero le regole normali in materia, compreso il limite dei 180 giorni nell'anno solare, con possibili problemi soprattutto per i lavoratori fragili, che per la loro condizione, dall'inizio della pandemia, hanno già superato lo stesso limite, sia nel 2020 che nell'anno in corso;
a parere degli interroganti, l'attuale quadro normativo in materia di trattamento economico e giuridico del periodo di quarantena dei lavoratori del settore privato appare grave e inaccettabile, considerata l'evidente disparità di trattamento fra i lavoratori pubblici con quelli privati, valutato che su questi ultimi graverà la decurtazione della retribuzione calcolata per il periodo trascorso di quarantena;
a giudizio degli interroganti, appaiono sconcertanti e irragionevoli le decisioni normative adottate in relazione al quadro regolatorio richiamato, valutato il caso in cui un lavoratore privato, compiendo il proprio dovere civico in maniera corretta, per quanto attengono le disposizioni di tutela di quarantena), non può ricevere dall'INPS alcun indennizzo a causa della mancanza di risorse, sebbene al contempo siano state erogate nel corso degli ultimi 3 anni ingenti risorse per l'erogazione del sussidio legato al reddito di cittadinanza, strumento di tutela che si è dimostrato altamente distorsivo, sia in termini di politica attiva del mercato del lavoro, che di politica economica e finanziaria, considerato che gli oltre 15 miliardi di euro impegnati non hanno prodotto alcuna nuova occupazione,
si chiede di sapere:
quali valutazioni di competenza il Ministro in indirizzo intenda esprimere con riferimento a quanto esposto;
se non convenga che l'attuale quadro normativo riferito al periodo di quarantena nei confronti dei lavoratori del settore privato sia da rivedere in tempi rapidi, in senso favorevole considerandolo come malattia, in modo da non gravare su di loro e sulle imprese;
in caso affermativo, quali iniziative urgenti e necessarie intenda intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di reperire le risorse adeguate, affinché il periodo della durata di quarantena nei riguardi dei lavoratori privati sia erogato direttamente dall'INPS, a differenza di quanto avviene invece attualmente, i cui oneri sono previsti a carico dei dipendenti stessi e delle imprese.